CANNED HUNTING

Una realtà poco conosciuta

Come sempre certi esseri umani non perdono occasione per dimostrare al mondo quanto siano ‘poco umani’. Stiamo parlando di CANNED HUNTING, una pratica crudele, che ogni anno attira migliaia di turisti venatori in Sudafrica, a caccia di leoni.

Per maggior chiarezza facciamo un passo indietro. In alcuni centri dove si allevano specie selvatiche,  i cuccioli di leoni  vengono  separati dalla loro madre  poco dopo la nascita (prima dello svezzamento), per essere immessi in alcuni parchi faunistici in Sud Africa. Qui i cuccioli fungono da attrazione per turisti appassionati di animali, i quali pagando profumatamente, potranno passare dei momenti insieme a questi leoncini.

Potranno  coccolarli, dargli da mangiare, farci delle passeggiate insieme, aiutare ad allevarli nei programmi di volontariato, contribuire con ulteriori donazioni  etc etc… credendo in buona fede di far del bene a queste creature, che una madre l’avrebbero avuta se qualcuno non li avesse portati via !!!!

Quando però i leoncini diventano troppo grandi, impegnativi e non più utilizzabili come toys ed attrattiva turistica, vengono venduti alle cosiddette “game reserve” (riserve di caccia). Qui vengono allevati fino ad età adulta e poi introdotti in aree più grandi ma sempre recintate.

A questo punto sono pronti per l’atto finale di questa orrenda drammatica vicenda.  I giovani bellissimi leoni verranno venduti ai  miglior offerenti ricchi cacciatori, per il quali verrà organizzata una ridicola battuta di caccia al leone , a rischi zero. Si chiama “caccia in scatola” (“canned hunting”),  proprio perché l’animale non ha nessuna possibilità di fuga o perlomeno di lottare per la sua vita. Oltretutto essendo abituato al contatto   umano non avrà paura del suo aguzzino e gli girerà intorno tranquillamente, senza sospettare nulla e quindi senza nemmeno mostrare segni di aggressività.

Tutto questo mentre il “cacciatore” se ne stara’ comodo su un fuoristrada o in un posto al riparo, ed al momento buono ucciderà il leone in tutta facilità, pur magari non avendo mai impugnato in vita sua nemmeno una pistola ad acqua. Inoltre spesso e volentieri questi poveri animali vengono  trattati con tranquillanti, per facilitarne ulteriormente l’uccisione da parte del cliente.

Al cacciatore andrà  a sua scelta come trofeo,  la testa o la pelle, mentre il  cadavere di quella che fu una delle più belle creature del regno animale, spesso viene  venduta a peso ai ristoranti esotici (ci sono alcuni locali dove è possibile ordinare espressamente bistecche o hamburger a base di carne di leone).

Al cacciatore questa operazione viene a costare minimo  20’000$ per un giovane leone maschio (che ovviamente è il tipo di vittima preferita), mentre per le leonesse dalle poche informazioni che si hanno, si parla di cifre inferiori ai 10’000$.

Il Canned Hanting alimenta un business multimilionario in cui a farne le spese è una specie animale, la cui popolazione è in costante diminuzione di anno in anno. In questa orrenda e perversa pratica spesso cadono vittima anche altre specie animali (felini e non). Quel che peggio è che in Sud Africa, dove avviene questa mattanza, tutto ciò è perfettamente legale.

Il “canned hunting”, è una pratica crudele, che ogni anno attira migliaia di turisti venatori in Sudafrica a caccia di leoni, provenienti  da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia e Spagna . I dati riguardanti questa brutale attività sono in forte crescita, passando da circa 300 leoni prigionieri nelle zone recintate (anni 90) a circa 6000 e, nonostante gli appelli per la cessazione della caccia, il governo Sudafricano la giustifica come necessaria in termini economici. A smentire questa risposta c’è però uno studio realizzato da ‘Born Free Usa’, in collaborazione con Humane Society International, The Human Society of USA e il Fondo internazionale per il benessere degli animali, che dopo aver fatto analizzare i dati ad alcuni economisti ha concluso che, il turismo venatorio apporta un contributo minimo e non rilevante al reddito nazionale sudafricano.

Pare abbastanza ovvio che, se contrariamente il Sudafrica investisse nell’offrire safari responsabili, eco sostenibili ed educativi nel rispetto degli animali e delle bio diversità, avrebbe risultati turistico-economici di tutt’altra fama, senza rinunciare alla speculazione economica  e  senza sterminare specie a rischio di estinsione.