CARRETTA CARRETTA

La tartaruga comune (Caretta caretta) risiede di preferenza in acque profonde e tiepide, questo perché come tutti i rettili, ha sangue freddo il che la porta a prediligere le calde temperature.

Nel Mar Mediterraneo frequenta soprattutto le acque dell’Italia, della Grecia, della Turchia e di Cipro ma anche di Tunisia, Libia, Siria e Israele.

Da adulte raggiungono un peso che va dai 100 ai 160 kg.

Ha un carapace di colore rosso marrone ed i maschi si distinguono dalle femmine per la lunga coda che si sviluppa con il raggiungimento della maturità sessuale, che avviene intorno ai 13 anni.

La Caretta caretta, possiede un apparato respiratorio simile al nostro e quindi respira l’aria, ma e’ anche in grado di fare apnee lunghissime, come i delfini e le balene.

In acqua , nonostante la loro scarsa acquaticità , rispetto ad un pesce, possono raggiungere velocità superiori ai 35 km/h, nuotando agilmente con il caratteristico movimento sincrono degli arti anteriori.

Si nutrono di molluschi, crostacei, pesci, meduse, e qualche altra specie marina, ma purtroppo nei loro stomaci è stato ritrovato di tutto: negli esemplari malati che hanno la fortuna di finire nei centri di recupero o nei soggetti trovati spiaggiati e deceduti, spesso nelle loro cavità gastriche vengono rinvenute buste di plastica, probabilmente scambiate per meduse, oppure tappi ed altri oggetti di gomma, ami scambiati per pesci, reti e lenze scambiati per alghe e ritenuti la probabile causa di malattia o morte .

Questa non è la sola condizione rischiosa per la nostra simpatica tartaruga.

E’ un animale la cui sopravvivenza viene tutti i giorni minacciata dall’inquinamento marino, dalla riduzione degli habitat di nidificazione, a causa del turismo balneare, dalle collisioni con le imbarcazioni, e dagli incidenti causati dalle reti a strascico ed altri sistemi di pesca.

In Italia la situazione è ancora più grave , in quanto questa specie è ormai al limite dell’estinzione ed al tempo stesso fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo.

Come se non fosse abbastanza, in alcune isole italiane qualcuno racconta che ancor oggi questo povero decimato animale, venga utilizzato per la realizzazione di ricette considerate una prelibatezza come il brodo di tartaruga, per non parlare di una tradizione culinaria inglese , basata appunto sulla preparazione di ‘Zuppa di Tartaruga’.

La femmina, grazie ad un forte senso dell’orientamento, dopo essersi accoppiata cercherà un luogo sicuro dove deporre le uova, e se possibile sceglierà di tornare nello stesso posto dove lei stessa nacque.

Il luogo sicuro è rappresentato da una spiaggia tranquilla facilmente raggiungibile, essendo questo un essere che fuori dall’acqua non è molto abile nel camminare.

Depositano molte decine di uova all’interno di una buca, per poi coprirle attentamente, creando una sorta di incubatrice naturale, in grado di assicurargli una temperatura costante e un buon nascondiglio per proteggerle dai predatori .

Le temperatura all’interno della buca non sono identiche, sono più alte in superficie e più fresche in profondità; tale condizione ha il potere di influenzare il sesso dei nascituri; dalle uova in superficie nasceranno le femmine, mentre saranno maschi quelli nati dalle uova deposte più in basso.

Una volta uscite in superficie le tartarughine, immediatamente corrono verso il mare, ma a causa dei predatori , specialmente uccelli, poche riescono ad arrivare all’acqua e di queste , ancor meno sopravvivono sino all’età adulta.

Pensate che ad oggi nessuno sa dove vadano a trascorrere i loro primi anni di vita.

Tornano verso le zone costiere solo quando raggiungono qualche anno di età e sono in grado di difendersi dai grandi predatori, ma non saranno mai abbastanza cresciute per proteggersi dall’uomo.